Dopo uno slittamento di quattro mesi dovuto all'emergenza epidemiologica da Covid-19 si è svolta martedì 29 settembre la prima assemblea pubblica di Confindustria presieduta da Carlo Bonomi nella quale il neo-eletto Presidente ha fatto riferimento ad un nuovo patto basato su un'azione comune in grado di coinvolgere politica, istituzioni, imprenditori e parti sociali, per aumentare la competitività e rilanciare l'economia nazionale, fortemente provata dopo la prolungata fase di lockdown e ulteriormente gravata da prospettive internazionali quantomeno incerte. Tra lo stallo in vista delle prossime elezioni presidenziali americane di novembre e il rischio di una seconda ondata di Covid-19 in diversi paesi occidentali infatti, si sono indeboliti nel mese di agosto gli ordini esteri delle PMI del manifatturiero.
Alcuni dati lasciano ben sperare. Nonostante la drammatica caduta di PIL e reddito generali, l'industria e la manifattura pesano meno, in questo senso, di servizi, consumi e domanda interna. Rispetto alla crisi del 2009 inoltre, le imprese hanno affrontato l'emergenza epidemiologica con maggior patrimonio, meno debiti finanziari e una quota di export nazionale del 26% superiore a quella del 2009.
Per aumentare la resilienza delle imprese italiane il primo punto all'ordine del giorno è un ripensamento delle logiche sugli incentivi relativi all'Industria 4.0 e ai crediti fiscali per la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione. Il dettaglio delle proposte per riprendere, rilanciare e rendere strutturali, negli anni a venire, questo genere di agevolazioni, è declinato nel volume presentato proprio a margine dell'assemblea dal titolo "Italia 2030-2050" contenente un esame dettagliato che Confindustria propone per rilanciare l'economia italiana. Di seguito riportiamo schematicamente le aliquote indicate per ogni tipo di incentivo:
Banca d'Italia dal canto suo fa presente che nel prossimo quinquennio le imprese dovrebbero raddoppiare la quota storica di investimento annuo per generare una crescita aggiuntiva di tre punti di PIL, misura utile, ma che non basta ad invertire una tendenza negativa che dura ormai da più di un ventennio. La chiave, che secondo Confindustria ha prodotto la mini-ripresa del triennio 2015-2017, è stato l'export delle imprese industriali e manifatturiere incoraggiato dalle misure messe allora in campo da Industria 4.0 e a tutt'oggi disinnescate.
Secondo il Presidente Bonomi da troppi anni in Italia manca infatti una visione di fondo capace di unire ciò che di buono l'Italia ha da offrire (e sa fare), con l'impatto della modernità, l'evoluzione formidabile delle tecnologie e gli effetti che tutto ciò può produrre in una società che, in 25 anni, non ha fatto altro che perdere costantemente reddito ed aumentare il tasso di disuguaglianza. A tutto ciò si aggiunge la tendenza della politica nel suo complesso ad annegarsi in centinaia di misure ad hoc, nel proliferare di normative e nell'astrusità di procedure amministrative che dilatano oltremodo i tempi giudiziari facendo perdere al paese punti in ogni ranking internazionale.
Sempre rivolgendosi alle forze di Governo, Bonomi ha chiarito la sfida decisiva rappresentata da Recovery Fund, Sure e Mes, facendo presente come, in questo momento storico, l'Italia non possa permettersi di fallire sull'utilizzo dei fondi comunitari e debba agire di concerto con il tessuto imprenditoriale nazionale in maniera rapida e coraggiosa, pena l'inefficacia delle misure stesse.
Le proposte del Patto per l'Italia sono state subito accolte dal Governo; presenti in platea il Premier Giuseppe Conte e il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli il quale ha sintetizzato l'impegno del governo per favorire le imprese assicurando semplificazioni nelle procedure amministrative e garantendo la stabilizzazione e l'intensificazione degli incentivi di Industria 4.0.
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